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Insulae

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Insulae

Di te, mia città, gli uomini diranno
cose brutte ma vere.
Diranno che ai bimbi hai tolto il sole,
la fresca rugiada,
la luce che scherzava sull'erba
sotto l'aperto cielo
e li hai chiusi tra fredde mura,
li hai costretti a inghiottire la polvere.
Cose brutte ma vere
diranno gli uomini di te
mia città.

                                                                                                                                                                                                                                                  Carl Sandburg

 

Silenzio, spazi vuoti, afa pomeridiana, nessuno in giro, dentro, riparati, nascosti, sono mura, case addossate, transenne, cancelli, verande. Di queste nostre città pochi sorrisi, nessuna fontana che disseta i desideri, appannaggi di ricchi lenoni. Giochi perversi nelle case, sospensione di sguardi, tutto calcolato, il trionfo della volgarità, nessun bambino che gioca, troppo rumore per il mio cellulare, nella conoscenza siderale di un coito. Mura che respirano conati di dolore, e intorno silenzio. Insula di sudore ma che diventa isola di dolore, il peggio che diranno di te mia città canta Sandburg, è che gli uomini hai strappato al sole, in queste asettiche atmosfere da serie televisive, senza rughe, né cellulite, il perfetto idioma dell’idiota, la mancanza di verità, la bruttura dell’estetica chirurgica, la banalità del male. Di te mia città come insula frastagliata, senza porti né mare.

Silenzi, spazi vuoti, vecchi che aspettano una morte che la demenza ha già preannunciato, chiusi in ricoveri da animali, o nelle loro stesse case badati da badanti che badano ai loro denari, giochi di parole che nascondono la triste decadenza dei cuori, infarti dolorosi di anime, pagine strappate con capelli che cadono e i sentimenti che restano intatti, fotografati in occhi liquidi dove galleggia l’Io perduto.

Silenzio, spazio vuoto, bambini che non ridono con i denti nella triste ricorrenza della crescita, esercitati a vuoti formalismi, giocattoli di dubbio piacere, nemmeno più si sporcano se non quelli poveri, che infastidiscono il perfetto equilibrio di pillole e ansiolitici, lasciate che i bambini siano su un gommone. Lasciate che i bambini siano bambini, lasciate che il loro corpo sia il tempio della purezza, allontanatevi profanatori, lasciate che i bambini siano se stessi.

Di te mia città, sussurra Sandburg, il peggio che gli uomini diranno è che li hai chiusi tra fredde mura, per un po' di pane e salario, per una manciata di spiccioli, in poche notti di sabato.

Cristina Tafuri

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